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L’UROBORO: STORIA, SIGNIFICATO E SIMBOLISMO

SOMMARIO

Disegno serpente che si morde la coda

L’Uroboro è un simbolo antico e intrigante che ha affascinato culture e filosofi per secoli. Raffigurato come un serpente o un drago che si morde la coda, questo enigmatico simbolo rappresenta concetti fondamentali della vita e della natura. In questo articolo, esploreremo le origini dell’uroboro, le sue interpretazioni e il suo significato simbolico in diverse tradizioni culturali.

 

CHE COS’È L’UROBORO?

L’uroboro è uno dei simboli più antichi e misteriosi della storia dell’umanità. Lo troviamo in diverse civiltà, da quella egizia a quella greca, da quella nordica a quella indiana. Ma cos’è l’uroboro e perché ha affascinato così tante culture?

La sua rappresentazione di serpente che si morde la coda, senza un inizio e senza una fine, suggerisce un ciclo eterno: apparentemente immobile, ma in eterno movimento. Il suo significato simbolico ha avuto molte interpretazioni, ma in particolar modo rappresenta il concetto di eternità, ciclicità e rinascita. Questa ciclicità può essere rivista nelle stagioni, nella vita e la morte, e persino nel ciclo dell’universo stesso: un’energia universale che si consuma e si rinnova di continuo.

Disegno serpente che si mangia la coda
 

UNA STORIA ANTICA

L’uroboro ha una storia antica e ricca che risale a tempi remoti. Le prime tracce di questo simbolo si possono trovare in antiche civiltà come gli Egizi, i Greci e i Romani.

Le sue origini sembrano derivare dalla cultura egizia: la più antica rappresentazione di un uroboro si trova in un antico testo funerario egizio, chiamato “The Enigmatic Book of the Netherworld”, raffigurato nella tomba del Faraone Tutankhamon della XVIII Dinastia. Nell’opera Hieroglyphika, trattazione sui geroglifici egiziani del IV-V secolo d. C., Orapollo afferma che esso simboleggia l’Universo ed il suo ciclo di rinnovamento: “Quando vogliono rappresentare l’universo, disegnano un serpente con il corpo screziato da squame variegate che si mangia la coda; con le squame intendono alludere velatamente agli astri esistenti nell’universo. Esso è pesantissimo come la terra e scivolosissimo come l’acqua; ogni anno il serpente si spoglia della vecchiaia, allo stesso modo del ciclo annuale nell’universo, che compiendo una mutazione si rinnova. Il fatto che si nutra del proprio corpo, infine, sta ad indicare che tutte le cose, che nell’universo sono generate dalla provvidenza divina, tornano a risolversi in se stesse”.

Rappresentazione dell’uroboro nella tomba del faraone Tutankhamon
Rappresentazione dell’uroboro nella tomba del faraone Tutankhamon

Nell’antico Egitto, l’ouroboros può rappresentare il serpente primordiale, detto Sata che circonda il mondo proteggendolo dai nemici cosmici; era anche associato alla dea Uadjet, simbolo della protezione e dell’eternità. Rappresentava, in particolar modo, il ciclo eterno della vita, la morte e la rinascita.

Virgolette per citazione

Esso è pesantissimo come la terra
e scivolosissimo come l’acqua.

Orapollo

Le origini del simbolo uroboro sono anche riconducibili all’antica Grecia, dove era spesso legato al concetto di eterno ritorno, la storia infinita, simboleggiando il ciclo infinito del tempo e dell’universo. Era associato a figure come Ouroboros, un serpente divino, e Dioniso, dio del vino, della fertilità e del ciclo della natura. Non solo, per gli alchimisti greci l’uroboro è un simbolo palingenetico (dal greco πάλιν, palin, “di nuovo” e γένεσις, génesis, “creazione, nascita”, ovvero “che nasce di nuovo”) che rappresenta il processo alchemico: il ciclico susseguirsi di distillazioni e condensazioni necessarie a purificare e portare a perfezione la “Materia Prima”.

Nella mitologia romana, l’uroboro aveva un’associazione simile con il concetto di eterno ritorno e circolarità. Il serpente che si morde la coda era visto come un simbolo di continuità e di rinnovamento costante.

Una rappresentazione di Jormungandr, l’uroboro conosciuto nella mitologia norrena.
Troviamo la figura dell’uroboro anche nella cultura nordica, infatti nella mitologia norrena: l’uroboro era conosciuto come Jormungandr, il serpente/dragone vichingo del mondo.

Secondo la leggenda, Jormungandr circondava la Terra e si mordeva la coda, simboleggiando la ciclicità della natura e il conflitto tra bene e male.

A sinistra una rappresentazione di Jormungandr, l’uroboro conosciuto nella mitologia norrena.
 

UROBORO NELLA CULTURA POPOLARE

Nonostante le sue radici antiche, l’uroboro continua a essere un simbolo rilevante nella cultura contemporanea. Questo simbolo intramontabile ha continuato ad ispirare ed influenzare l’arte contemporanea, fornendo nuove interpretazioni. Spesso viene utilizzato in ambito artistico e letterario per esplorare temi come la natura ciclica dell’esistenza e l’autoriflessione, ma assume significati anche diversi.

Ad esempio ne La Storia Infinita, famoso film del 1984 diretto dal regista tedesco Wolfgang Petersen, ispirato all’omonimo romanzo di Michael Ende pubblicato nel 1979, ritroviamo un medaglione molto particolare: l’Auryn, così viene chiamato, formato da due serpenti che si mordono la coda, simili all’uroboro. In questo contesto non solo ha un significato di eternità, ma i due serpenti rappresentano la realtà e la fantasia, che sono una nutrimento dell’altra e al tempo stesso nascono una dalla bocca dell’altra.

Disegno serpente che si mangia la coda
Ritratto di Simonetta Vespucci come Cleopatra Piero di Cosimo - 1480
Nell’arte pittorica ritroviamo questo simbolo in artisti di diverse epoche storiche.

Nel Ritratto di Simonetta Vespucci come Cleopatra di Piero di Cosimo del 1480, il serpente si attorciglia intorno al collo della donna. Questo dipinto è spesso interpretato come un riferimento al mito di Cleopatra, in quanto Simonetta è vista come la reincarnazione della regina egiziana. Il serpente, interpretato come uroboro, potrebbe simboleggiare l’immortalità o il passaggio dalla vita terrena a quella spirituale.

Ritratto di Simonetta Vespucci come Cleopatra Piero di Cosimo – 1480
 

Esempi di uroboro si trovano anche nell’arte funeraria: nel monumento funebre a Maria Cristina d’Austria del 1805, Antonio Canova pone sul vertice della piramide un medaglione col busto della defunta racchiuso in un uroboro. Invece, nel Pantheon a Roma , sul monumento funebre al cardinale Consalvi, lo scultore Bertel Thorvaldsen ha raffigurato un uroboro che circonda il cristogramma.

monumento funebre a Maria Cristina d’Austria - Antonio Canova - 1805
Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria - Antonio Canova - 1805
Salvador Dalí, come è noto era ossessionato dal tempo e dall’eternità, per tale motivo era attratto dal simbolo dell’uroboro. Oltre ad essere celebre per i suoi orologi sciolti, una delle più incredibili serie di opere di Dalí è un libro d’artista intitolato Alchimie des Philosophes del 1976, contenente dieci stampe con antichi testi alchemici da cui prese ispirazione.

Una di queste stampe si intitola proprio Ouroboros: questa figura ha caratteristiche simili a quelle di un’anguilla o di un serpente marino; Dalí decide di raffigurare il serpente in pezzi in decomposizione per rappresentare lo stadio alchemico della putrefazione, ma nonostante sia tagliato in molti pezzi, la testa che morde la coda rimane un tutt’uno. L’uroboro mantiene la sua forma circolare, tuttavia la decisione di raffigurare il serpente tagliato in tanti pezzi ha un significato ben preciso: il morto Ouroboros, simbolo di eternità, è ora sottoposto agli effetti del tempo.

Nel 1894 il Ministero per l’istruzione austriaco incaricò Gustav Klimt e Franz Matsch di realizzare una serie di allegorie per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna in cui Klimt avrebbe realizzato tre dei quattro pannelli, da qui nascono i Quadri della facoltà di questo artista.

Nel dipinto Medicina, Klimt raffigura Igea, la dea della salute, con un serpente dorato intorno al suo braccio. L’opera fu aspramente criticata poiché nella rappresentazione Klimt non celebra i progressi e il potere curativo della medicina, bensì l’insufficienza della stessa di fronte all’inevitabile trapassare dalla vita alla morte. In quest’opera Klimt racconta il succedersi di tutti gli eventi dell’esistenza umana, celebra “l’eterno ritorno” di Nietzsche attraverso la figura del serpente, che è un chiaro rimando al simbolo dell’uroboro.

 

Igea raffigurata nel dipinto Medicina Gustav Klimt - 1894
Igea raffigurata nel dipinto Medicina Gustav Klimt - 1894
 

Come possiamo notare, l’uroboro dal suo significato originale di eterno ritorno, ciclicità, rinascita, assume diversi significati in base all’epoca in cui lo troviamo, ma anche in base all’interpretazione che gli si vuole dare. La sua infinità di interpretazioni ha ispirato la nostra collezione “Serpenti” ed in particolar modo i nostri anelli Uroboro di Feel No Pain.

UROBORO E PSICOLOGIA

L’uroboro è stato citato e interpretato in diversi contesti psicologici da vari studiosi e teorici. È spesso associato al concetto di autocoscienza, all’idea di guardare dentro di sé e alla ciclicità del tempo.

Per lo psicologo Nietzsche, l’uroboro rappresenta il concetto di “eterno ritorno”, cioè l’idea che il tempo e il mondo siano ciclici e che ogni evento si ripeta all’infinito. In opere come la “Gaia scienza” e “Così parlo Zarathustra” allude al fatto che, essendo le cose del mondo finite mentre il tempo è infinito, tutto è destinato a replicarsi, a ripetersi in qualche modo, ivi compresa la nostra vita. La rappresentazione simbolica di questo “eterno ritorno” è proprio il serpente Uroboro, che Nietzsche recupera dalla tradizione dello gnosticismo e dell’ermetismo. Esso rappresenta la struttura ciclica del tempo e del mondo, e il fatto che ogni fine costituisce sempre un nuovo inizio. Cita:

Virgolette per citazione

Che tutto ritorni, è l’estremo avvicinamento
del mondo del divenire a quello dell’essere:
culmine della contemplazione.

Nietzsche

Per Carl Jung, l’uroboro ha un significato profondo all’interno della sua teoria psicologica. Egli interpreta l’uroboro come un simbolo dell’archetipo dell’individuazione, che rappresenta il processo di crescita e sviluppo personale. L’uroboro simboleggia la ciclicità della vita, ma anche la totalità e l’individuazione: un processo di realizzazione del sè, di unificazione, in cui si sviluppa l’esperienza di interezza della personalità. Nella sua prospettiva, l’individuo è spinto verso la comprensione di sé stesso e il raggiungimento di una maggiore consapevolezza. In sintesi, per Jung, l’uroboro è un simbolo di trasformazione interiore, di evoluzione personale e di integrazione.

Per lo psicoanalista tedesco del ‘900 Erich Neumann l’uroboro simboleggia l’unità primordiale e l’integrazione, raffigurando l’interconnessione tra l’inconscio e il conscio. Questo simbolo rappresenta la totalità dell’individuo: un’immagine che esprime l’idea di un ciclo di rinascita e di sviluppo personale. In sostanza, per Neumann, l’uroboro rappresenta l’aspirazione dell’individuo verso l’integrazione e il raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé.

Disegni di serpenti

L’OMAGGIO DI FEEL NO PAIN ALL’UROBORO

L’uroboro continua a essere un simbolo rilevante nella cultura odierna. Questo simbolo intramontabile ha continuato ad influenzare non solo l’arte pittorica, contemporanea o la psicologia, ma sta diventando un’opzione popolare anche come tatuaggio o come gioiello poiché l’uroboro ci ricorda la natura ciclica della vita e che ogni cosa è in un flusso costante di creazione, distruzione e ri-creazione. Ci ricorda che tutte le cose sono interconnesse tra loro e che il cerchio prima o poi si chiuderà.

Nella nostra collezione “Serpenti” abbiamo deciso di rappresentare l’uroboro in due diverse sfaccettature. L‘Anello Serpente Uroboro Classico, realizzato in argento 925, forma un cerchio perfetto nell’atto di mordere la sua stessa coda. Occhi, corpo e squame sono rifiniti in ogni dettaglio da orafi italiani, simulando serpente che scorre intorno al dito. Nello stile FNP, la rappresentazione si ispira alla vera anatomia del serpente, mostrando nei minimi particolari una delle creature più enigmatiche che l’uomo conosca. In questo anello il serpente forma un cerchio infinito, mobile e immobile, che rappresenta il tempo nella sua ciclicità, ma anche la perfezione, la nascita e la morte, l’eternità. Un gioiello unico per chiunque voglia celebrare la ciclicità del tempo e un’eterna perfezione.

Anello serpente uroboro classico
Anello Serpente Uroboro Classico
Anello serpente uroboro
Anello Serpente Uroboro
 

Invece, l’Anello Serpente Uroboro si piega su se stesso e ha le mascelle spalancate per mordere la sua stessa coda, tuttavia questa volta non in un cerchio perfetto come nell’Uroboro Classico, ma esce dalla circonferenza. Questa azione racconta la ribellione, la rottura, la lotta di chi non si arrende al destino. Nell’atto dell’Uroboro che esce dal cerchio infinito c’è la potenza di chi ha la forza di combattere contro ciò che sarebbe destinato a ripetersi, contro il destino, contro ciò che è già determinato da altri. Un anello unico nel suo genere per chiunque voglia crearsi la propria strada senza arrendersi al destino.

L’Uroboro rimane un’enigma affascinante e potente, che continua a ispirare e stimolare il pensiero umano. La sua rappresentazione grafica di un serpente o un drago che si morde la coda ci ricorda il ciclo infinito della vita, il processo di rinascita e la continua evoluzione dell’universo. Questo simbolo intramontabile ci invita a riflettere sulla nostra esistenza e ci offre la possibilità di abbracciare il cambiamento come parte essenziale della nostra crescita e della nostra connessione con il mondo che ci circonda.

Foto anello serpente uroboro
Anello Serpente Uroboro al dito
FEEL NO PAIN
COLLEZIONE SERPENTE
anello serpente uroboro classico, vista 3
UROBORO PER FEEL NO PAIN
Anello Serpente Uroboro classico con serpente che si morde la coda in argento 925. Dettagli anatomici incisi. Disegnato e realizzato in Italia.
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